SCARSA AUTONOMIA NELLO SVOLGIMENTO DEI COMPITI

L'obiettivo primo di ogni genitore o educatore nei confronti del proprio figlio è quello di portare il prorpio ragazzo all'autonomia nella vita.

L'autonomia parte dalla sua vita quotidiana, che per gran parte è occupata dalla scuola.

“Il più grande successo di un genitore è poter dire
<sta lavorando come se io non esistessi>”

Deve essere sempre ben chiaro che il bambino per arrivare alla sua autonomia necessita di un sostegno da parte dell'adulto, e questo processo che porta all'autonomia è un processo lento e graduale.

E' necessario che il genitore guidi il bambino, senza lasciargli sentire troppo la sua presenza, così che possa sempre essere pronto a fornire l'aiuto desiderato, senza mai essere l'ostacolo tra il bambino e la sua esperienza.


I nostri ragazzi hanno bisogno di diventare responsabili, solo così possono costruirsi una solida autostima: “Aiutiamoli a fare da soli”

Io, come genitore, dovrò aiutare il mio bambino ad organizzare la sua autonomia.

 

Come posso fare?

 

  • Un suggerimento che possiamo dare è quello di stendere una programmazione settimanale o giornaliera, con la scansione dei diversi momenti: lavoro, pause e impegni extra-scolastici. Essa va concordata tra genitore e figlio, l'avere un qualcosa di condiviso, e di scritto, aiuta il bambino nella gestione del suo tempo.
  • Laddove percepisco un sovraccarico inutile/non inerente all'obiettivo, posso andare incontro al bambino con compromessi costruttivi (“so che sei stanco, io leggo.. tu stai attento”, “tu mi dici cosa devi scrivere, poi lo scrivo io in brutta e tu copi la bella”..).
  • L'autonomia scaturisce soprattutto dalle responsabilità, quindi la si può stimolare anche nell'organizzazione pratica della scuola, come la preparazione della cartella (fare la programmazione con foto, colori...), la gestione del suo materiale (finisce la colla, la devo comprare..). Anche qui è previsto un “controllo” finale dell'adulto, senza che venga visto dal bambino → alla base ci deve essere la fiducia!
  • Ricordarci sempre che educo all'autonomia scolastica, ma in realtà lo sto educando all'autonomia nella vita.
  • L'autonomia, come abbiamo detto, prevede un progressivo allontanamento dell'adulto. Quindi come genitori partiremo da un “Facciamo insieme”, per poi passare a “Se hai bisogno sono qui. Ti aiuto. Non al tuo posto, ma con te!”, “Va bene, fai da solo, so che ce la fai, ti do una mano solo se me lo chiedi” per arrivare, con il tempo, a fare un semplice controllo finale sullo svolgimento dei compiti.
  • Deve, invece, rimanere costante il rimando positivo: esso deve trasmettere la sensazione di poter fare qualcosa per raggiungere il proprio benessere personale. E porterà nostro figlio a dare sempre il massimo.
  • Uno strumento che spesso consigliamo, è la realizzazione di una “tabella premio”, basata su impegno e comportamento → è importante che da parte dei giochi venga valutato l'impegno che il proprio figlio abbia investito nello svolgimento del compito e nello studio. Solitamente noi applichiamo degli smile dove viene rilevato l'impegno. La mancanza di impegno non deve però implicare una faccina triste, semplicemente si lascerà uno spazio vuoto. Al termine della settimana genitore e figlio andranno a guardare insieme la tabelle. Laddove ci saranno molti “buchi”, questo non deve implicare una punizione (poco efficace), bensì deve aprire uno spazio di dialogo e confronto, per andare all'origine del problema.


Siamo consapevoli che però poi alla fine ciò che ha maggior rilevanza a livello scolastico sia il voto. È qui che però è utile aver osservato l'impegno di nostro figlio e l'averlo stimolato al massimo, perché solo così possiamo essere in grado di stabilire le cause dell'eventuale insuccesso.


Nel corso della nostra esperienza abbiamo rilevato come il processo all'autonomia non sia sempre così lineare, e come per alcuni bambini (magari in materie specifiche), sia un obiettivo troppo alto, che quindi li scoraggia in partenza.

È però fondamentale non chiudersi in questo ”limite”, bensì trovare una figura di riferimento che entri in empatia con il  bambino e che lo aiuti ad affrontare con più serenità l'ostacolo, il limite: “io ce la faccio, ma per questo passaggio ho bisogno di aiuto e sostegno”.

Arrivando a viverlo con serenità.